I“tempi” del vino esprimono sempre più la velocità e altre peculiarità della produzione industriale (mutevolezza dei gusti, uniformità dei prodotti, ecc.).
I “tempi” della viticoltura incarnano necessariamente la lentezza derivante dal legame inscindibile pianta-territorio-uomo che genera ogni anno un prodotto diverso, raggiungendo la qualità massima dopo molti anni.
Oggi piccole realtà vitivinicole come quella calabrese, territori in cui il legame terra-uomo è millenario, sono tentate dalle sirene della velocità a sacrificare la propria identità.
Inseguendo una falsa modernità si diffonde l’uso di varietà internazionali con il rischio di ottenere vini omologati che non esprimono il carattere di questa terra.
Non è però una scelta obbligata, si può ri-guardare il territorio: averne riguardo e tornare a guardarlo.
Riallacciare con il presente saperi e risorse del passato, senza nostalgie, permettendo una continuità con il futuro.
Così quando la vita rallenta, quando si rispetta il tempo, alla monocromia della velocità si sostituiscono i mille colori della lentezza che esprimono un’identità più ricca e più vera.
Francesco De Franco